Ecommerce, Italia è fanalino di coda
Nonostante la complessiva crescita del settore e gli sforzi che si stanno facendo nel nostro Paese, lo sviluppo dell’E-commerce italiano è ancora distante dai livelli dei nostri partner europei: nella classifica sull’utilizzo dell’E-Commerce l’Italia si colloca al 24° posto su 28 Paesi, prima di Cipro, Grecia, Bulgaria e Romania. Il ritardo riguarda sia i cittadini, che ignorano ed evitano ancora questo metodo di acquisto, sia le imprese, la cui quota di fatturato legato all’e-commerce è ancora molto modesto.
I risultati emergono da uno studio realizzato dal Centro Studi di MM-ONE Group, agenzia specializzata in servizi e-business per le aziende, che, a pochi giorni dall’E-Commerce Forum, ha preso in considerazione 11 indicatori Eurostat aggiornati al 2015 che fotografano i comportamenti di aziende e cittadini in Italia e all’Estero per quanto riguarda l’utilizzo dell’E-Commerce, sia in merito l’attitudine all’acquisto e alla vendita di prodotti, che all’utilizzo di servizi come l’internet banking e il booking online.
LA CLASSIFICA EUROPEA. Aggregando opportunamente gli indicatori considerati, si delinea una netta spaccatura fra Nord e Sud Europa. Ai primi posti della classifica si posizionano paesi quali la Danimarca, l’Olanda e la Gran Bretagna che si distinguono per il maggior utilizzo del commercio elettronico. Attribuendo un punteggio convenzionale pari a 100 alla Danimarca, il Paese che sfrutta al meglio le potenzialità della rete, l’Italia totalizza 18 punti, a fronte dei 37 della Spagna, dei 64 della Francia e dei 74 della Germania. Una performance insufficiente per un Paese che vuole competere sul mercato internazionale per superare la difficoltà economica in atto.
USO DELL’E-COMMERCE DA PARTE DELLE IMPRESE. Entrando nel dettaglio del ritardo italiano, la quota di fatturato delle imprese derivante dalle vendite in rete è appena del 9%, mentre in Europa la media si attesta al 17%. Inoltre appena l’13% delle attività commerciali del nostro Paese ha una piattaforma di vendita integrata nel proprio sito web (la media europea è del 17%) e solo il 10% riceve ordini via internet (con una media UE pari al 19%). L’unico dato che si avvicina alla media europea è quello relativo alle imprese italiane che fanno acquisti online: si tratta del 38%, contro una media europea del 40%.
USO DELL’E-COMMERCE DA PARTE DEI CITTADINI. Delude l’utilizzo dell’E-commerce in Italia da parte dei cittadini: solo il 26% degli italiani ha fatto almeno un acquisto sul web, contro l’81% degli inglesi (la media europea si attesta al 53%). L’acquisto di viaggi online è all’11% (UE 27%, Germania e Francia oltre il 35%, Danimarca 57%), mentre solo il 28% degli italiani utilizza l’e-banking per le operazioni di conto corrente, a fronte di un 86% della Finlandia e di una media europea del 46%.
L’arretratezza dell’Italia si può ascrivere ad un ritardo culturale, oltre che imprenditoriale e istituzionale. In questo senso sono ancora insufficienti le strategie nazionali messe in atto per potenziare e valorizzare il commercio elettronico, fra tutte la riduzione del digital divide – ancora presente in molte aree del Paese – e la diffusione della banda ultra larga. E-commerce vuol dire risparmio di tempo, di costi e di energia. Non cogliere questa opportunità potrebbe penalizzare l’intera crescita e sviluppo.
COMMENTO DI URBANO MICHELE AMM. UNICO DI ITLAB SRL.
“Da oltre 15 anni ITLAB Srl si occupa di sviluppo siti web ed ecommerce per i nostri Clienti. Negli ultimi tre anni abbiamo riscontrato un’interesse e una richiesta maggiore. Certo, in molti sono erroneamente convinti che basta un sito ecommerce strutturato bene per diventare ricchi ed ignorano l’importanza dello sviluppo di strategie di Marketing che devono accompagnarne la promozione. Sono convinto dell’importanza del commercio elettronico e della visibilità che solo il web può offrire. Ma occorre affidarsi a dei professionisti del settore. Mi auguro che il nostro Governo incentivi le Aziende che vanno in questa direzione. Inoltre voglio ricordare che ci sono ancora interi paesi in Italia non coperti da connessioni veloci a banda largha “.